8 Dicembre 1882
Ancora prima dell'alluvione catastrofica del 1882, agenti propagandisti di compagnie di navigazione incoraggiarono nelle nostre vallate l'emigrazione verso il Brasile.
Nell'archivio comunale di Imer lo testimonia una petizione datata 6 dicembre 1876, firmata da 20 cittadini che chiedono al comune un "soccorso" per poter emigrare in America.
Affermano che essi non possono pagate tributi al comune, ma che sicuramente sono ad esso di aggravio, perciò, pur d'essere aiutati per il viaggio, rinunciano ad ogni diritto che essi hanno come residenti.
In quel periodo infatti, erano parecchi che ricorrevano a questo tipo di dichiarazione, si tratta della perdita dell'incolato, cioè dei diritti spettanti al cittadino quale residente del comune, nonchè di quelli riguardanti la cittadinanza austriaca.
La rinuncia era un atto obbligatorio per poter ottenere il passaporto, comunque aveva sempre carattere volontario in quanto l'emigrante in realtà non era un espulso.
Il capofamiglia assumeva la responsabilità della rinuncia anche per tutti i membri della sua famiglia.
C'è da notare che nel caso di rimpatrio per cause varie il governo austriaco non avrebbe pagato le spese.
Però se durante il periodo all'estero non avevano acquistato la naturalizzazione di un altro Stato, recuperavano automaticamente l'antico diritto incolato in Austria e venivano reintegrati nel comune di appartenenza al quale nei casi di povertà spettavano le spese varie del viaggio di ritorno.
In poche parole quando, specie i nullatenenti desideravano tentare di migliorare andandosene, le amministrazioni comunali piuttosto a corto di mezzi erano non solo consenzienti, ma cercavano di assecondare ben disposte e contribuivano al solito con circa una decina di fiorini per emigrante per le spese di viaggio e mantenimento al porto, fino all'imbarco che generalmente avveniva a genova per recarsi in Brasile.