Sono in molti, soprattutto nei paesini, a doversi fare chilometri
anche in montagna per raggiungere un ufficio postale. Ufficio in cui ancora
moltissimi anziani ritirano la pensione in contanti. Negli ultimi 15 anni hanno
chiuso i battenti oltre 1'000 uffici postali: da 14.000 nel 2000 si è passati a
13000 nel 2014, stando ai dati dell’Unione universale postale.
E in molte
località, il servizio che era fornito ai tradizionali sportelli è stato dato in
appalto alle cosiddette agenzie postali. Le ragioni di questa evoluzione? Il
fatturato delle operazioni allo sportello è fortemente diminuito. La
messaggeria elettronica, la concorrenza di operatori privati nel settore pacchi
e l’uso sempre più frequente di internet per i pagamenti, hanno decretato e
decreteranno la fine di molti uffici periferici, ormai non più redditizi. Il
fenomeno caratterizza praticamente tutta l’Europa. Esclusa la Germania, che è
un caso un po’ particolare, tra il 2000 e il 2014 il numero di uffici postali è
diminuito complessivamente di quasi il 15%. In Italia il calo è stato del 13%,
ciò che pone il Paese al centro della classifica europea. In Germania, dove
tutti gli uffici tradizionali sono stati chiusi e sostituiti con agenzie
gestite da terzi, il numero di punti d’accesso a prestazioni postali è così
raddoppiato, passando da 13'500
a 25'000. Le agenzie postali sono in effetti molto meno
costose. Non c’è bisogno di un’infrastruttura specifica, poiché queste agenzie
si trovano generalmente in supermercati, stazioni di servizio o simili.
Si
risparmia sul personale e inoltre si va là dove vi sono dei clienti. E dagli
studi fatti è emerso che queste agenzie soddisfano i clienti, in particolare
proprio per la questione degli orari. Il numero di punti d’accesso a
prestazioni postali è così raddoppiato, passando da 13'500 a 25'000. Non è un caso
che anche in altri due Stati dove è stato registrato un aumento, Francia e
Paesi Bassi, si sia puntato in modo deciso sulle agenzie postali. Nel caso
della Francia, lo Stato interviene inoltre a sostegno degli uffici
tradizionali.
In Italia Poste Italiane ha deciso di congelare il piano
industriale approvato dall’Agcom che prevedeva, in cinque anni, la chiusura di
455 uffici considerati «non economici» e la riduzione degli orari per altri
609. Una retromarcia dovuta alla raffica di sentenze dei Tar che negli ultimi
mesi hanno accolto le istanze dei Comuni interessati dalla sforbiciata.
Un’azienda privata dismetterebbe il business in perdita, ma Poste non può. È
un’azienda pubblica e deve garantire il servizio postale universale, cioè in
tutta Italia e almeno 5 giorni a settimana, in forza di un contratto di
servizio con lo Stato, agganciato a direttive europee e leggi nazionali, per il
quale riceve 250 milioni l’anno.
Per queste ragioni i postini di tutta incroceranno le braccia in tutta Italia il prossimo 4 novembre, con manifestazioni nelle principali città.