Il consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle si limita a pubblicare su Facebook una tabella che parla da sola. E ironicamente commenta: “Il Sistema bancario Trentino sugli scudi”. Lodato, osannato e portato al trionfo. In tabella sono elencati i 144 istituti bancari a rischio sofferenze. Il Sole 24 ore stila la classifica ingloriosa di quelli con un rapporto percentuale tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile superiore al 100%. Sono 11 le banche Trentine che compaiono nella lista. Alcuni istituti trentini di credito cooperativo non esistono più, come la Cassa Rurale della Valle dei Laghi e quella di Mori e Brentonico, confluite nella Cassa Rurale dell'Alto Garda. E non esiste nemmeno più la Cassa Rurale di Levico, confluita nella Cassa Rurale dell'Alta Valsugana. I dati, forniti da R&S Mediobanca, si sono infatti basati su dati di bilancio 2015, e le fusioni di questi istituti sono datate tra il 2016 e il 2017. Ma rimangono le altre, la Cassa Rurale di Rovereto che vede un rapporto del 234,5%, quella dell'Adamello Brenta con un rapporto percentuale del 161,2, la Cassa Rurale di Pinzolo al 140,3 %, poi tutte sopra il 100% Mezzocorona, Lavis e Val di Cembra, Isera, Valsugana e Tesino.I 'crediti malati' di questi istituti sono alti, valgono più del loro capitale totale. “Quando si supera il 100% dell’indice 'Texas ratio' – spiega Fabio Pavesi sul Sole 24 ore - la banca scricchiola e occorre intervenire, pena grossi guai. O si aumenta il capitale – spiega il giornalista economico - oppure ci si fa comprare da una banca più sana, o in alternativa, si cerca di vendere quella montagna di Npl (non performing loans, ndr), sapendo che la loro cessione libererà il bilancio a spese però di nuove maxi-perdite”. Per capirci, i crediti in sofferenza sono quelli erogati dalle banche in passato a soggetti che, nel frattempo, sono diventati insolventi. “Qual è l’effetto di una mole così imponente di sofferenze e incagli?” - si chiede Pavesi: “In primis è sul conto economico per poi finire sul capitale. Quei Npl vanno metabolizzati e svalutati ogni anno che passa. E l’impatto delle rettifiche sui crediti malati, quando lo stock è così alto, è devastante sui conti”. E allora succede questo: si lavora, si fa fatturato, sapendo che si andrà comunque in perdita secca. “Un destino che accomuna quasi tutte le banche in cui il peso degli Npl supera la soglia del 100% del capitale. - spiega il giornalista del Sole - rettifiche e costi operativi finiscono per essere più elevate dei ricavi con le perdite che diventano così automatiche. E soprattutto si accumulano anno dopo anno. E ogni volta che si chiude il bilancio in rosso viene depauperata una parte del patrimonio”. Una sorta di spirale perversa. Più hai masse di crediti inesigibili, più devi mettere in conto perdite. “Queste si mangiano il capitale e quel rapporto già compromesso con lo stock di sofferenze finisce per aumentare anziché diminuire. Un bel rebus difficile da risolvere – chiude il suo articolo Fabio Pavesi - salvo gettare la spugna e chiedere che qualcuno dall'esterno venga a salvarti”. E chi interviene dall'esterno nel nostro Trentino "stabile e sicuro e capace di far fronte a tutte le crisi"? La Cooperazione Trentina: "Intervengono coloro che hanno portato il sistema del credito a questi livelli - osserva però Filippo Degasperi - perché se siamo a questo punto la responsabilità sarà pur di qualcuno". Per il consigliere pentastellato la risposta a questa situazione pericolosa "è quella dell'annacquamento". "Funziona così - spiega - la banca con una percentuale di sofferenza del 120 si fonde con una che ha una sofferenza ridotta così da abbassare la media percentuale. Un'operazione che non elimina il problema. Diverso il caso di Rovereto - continua Degasperi - dove il nuovo presidente della Cassa rurale Geremia Gios ha cacciato i vertici dell'istituto, ha puntato l'attenzione sui responsabili, per poi rimboccarsi le maniche per affrontare la questione alla radice. Ma non mi sembra che in tanti seguano il suo esempio". C'è poi la responsabilità della politica. Anche su questo Filippo Degasperi è critico: "Nella relazione di insediamento - afferma - Ugo Rossi non ha mai pronunciato la parola 'credito', non ha fatto nemmeno un accenno a una questione che tutti definiscono nodale, centrale, imprescindibile". E pensare che la Provincia ha una sua banca. "Il Mediocredito - spiega - dove la maggioranza è pubblica, delle Province di Trento e Bolzano e della Regione. Questo strumento - spiega - che potrebbe essere importante per il credito e per gestire in modo intelligente queste situazioni, sarà forse svenduto, regalato, al sistema del credito cooperativo". "Un'operazione idiota", secondo Degasperi. "Invece di usare un banca pubblica, usata dall'Ente pubblico per risolvere i problemi del credito, ci si è inventati il Fondo strategico che non si sa bene a cosa serve, che diventa opaco, dove il pubblico mette i soldi ma la gestione è affidata ad altri. Se chiedo informazioni sui bilanci e sulle operazioni finanziarie - afferma il consigliere - mi rispondono che si tratta di una società privata, che non è tenuta a dare risposte". I dati sono comunque questi, sette istituti bancari trentini hanno un carico di sofferenze che pesa oltre il 100% del patrimonio. "Possono anche dire che il sistema è solido, che il sistema tiene, ma la realtà è quella che emerge da questa fotografia - conclude Degperi. Se siamo arrivati a questo punto qualcuno ne dovrebbe rispondere, ma soprattutto a quel qualcuno non dovrebbe essere affidata la risoluzione del problema che esso stesso ha generato". Ovviamente il riferimento al sistema del credito cooperativo è sottinteso.