Musica e montagna sono due parole chiave de I Suoni delle Dolomiti e l'appuntamento dell'8 luglio (ore 12) al Rifugio Rosetta Giovanni Pedrotti sembra sintetizzare alla perfezione questo binomio. A condividere rocce, cime e orizzonti ci saranno infatti due figure simbolo come il noto violoncellista Mario Brunello e l'alpinista e climber Maurizio Zanolla, in arte Manolo.
I giorni precedenti – dal 6 all'8 luglio – saranno per alcuni un'esperienza molto speciale perché potranno camminare, condividere e ascoltare storie, riflessioni e note con Brunello e Manolo. Si tratta del trekking de I Suoni delle Dolomiti, diventato ormai un appuntamento immancabile del programma. Un percorso di scoperta di un gruppo dolomitico capace di regalare gli ambienti naturali più diversi, di un pezzo della storia della musica e spesso anche di vicende umane, esistenziali o sportive particolarmente significative. Un trekking realmente a due voci, anzi tre perché accanto a quelle dei due interpreti ci sarà ovviamente anche quella del violoncello, ma questa volta non del seicentesco Maggini, bensì di un “violoncello piccolo”, uno strumento in uso fino alla metà del Settecento e poi scomparso.Grande musicista internazionale, Mario Brunello vive ed esplora da anni il rapporto della musica col mondo nelle sue molteplici espressioni: dal dialogo con gli altri linguaggi creativi alla ricerca di un suono puro, dall'esplorazione del silenzio e del rapporto con gli spazi della natura incontaminata e al confronto con la musica dei grandi maestri del canone classico senza tralasciare quella di compositori contemporanei, della tradizione popolare, etnica, e del jazz.
Durante il trekking e nel concerto dell'8 luglio ci sarà spazio per la Sonata n. 1 di Bach e la sua Partita n. 1 e n. 3 che però, in perfetta sintonia con l'approccio curioso di Brunello, dialogheranno con le parole di grandi scrittori e i lavori di altri maestri e compositori.
Maurizio Zanolla, noto come Manolo, è un autentico fuoriclasse dell'alpinismo internazionale e uno dei pionieri dell'arrampicata libera in Italia. Non è però solo un grande esponente di questa disciplina ma vive e racconta la montagna come esperienza totalizzante, come percorso di formazione e conoscenza. Quando lo si ascolta parlare e raccontare si ha la chiara percezione di come un gesto atletico possa in realtà aprire strade che toccano i più diversi percorsi di conoscenza dell'uomo e del suo stare nel mondo. Per l'editore Fabbri è appena uscita l'autobiografia “Eravamo immortali” dove ripercorre la sua formazione e la sua avventura alpinistica da quando partecipa, negli anni Settanta e Ottanta, alla nuova stagione dell'arrampicata fino ai nostri giorni in cui non smette di stupire tutti affrontando vie difficilissime.