"Nella gestione del Covid c'è un grosso rischio. L'obiettivo di tutelare il sistema economico potrebbe far cadere nella convinzione che se si riesce a nascondere qualche dato, allora sarà più facile passare la seconda fase della pandemia senza lockdown", scrivevano a novembre l'ex assessore alla Salute Luca Zeni del PD e i consiglieri del Patt in una mozione che chiedeva il un cambio di rotta nel conteggio dei nuovi casi in Trentino.
La polemica era esplosa dopo l'intervista del Tgr Rai al dirigente del Dipartimento Prevenzione Antonio Ferro il quale aveva dichiarato che “a chi risulta positivo al test rapido non sarà effettuato un tampone di conferma”, di fatto non finiscono nel totale dei casi quotidianamente registrati dal bollettino provinciale e trasmessi a Roma.
Il governatore veneto Zaia che inserisce i positivi dei test rapidi nel conteggio totale trasmesso a Roma ieri ha preso posizione chiedendo che anche il Trentino sia più trasparente nella comunicazione dei contagi. Nel frattempo il vicino Alto Adige da massima precedenza al tampone di conferma a chi risulta positivo al test rapido.
"Abbiamo presentato una risoluzione per chiedere alla Giunta di cambiare rotta, di essere trasparente, di aumentare il numero dei tamponi, coinvolgendo Cibio, Istituto Zooprofilattico e laboratori privati disponibili, di potenziare il personale per il tracciamento" scrivevano inizio novembre i consiglieri del PD e del PATT.
Anche in questa seconda ondata, come già accaduto durante la primavera la nostra provincia passò da miglior territorio a peggiore dopo un cambio nelle modalità di conteggio dei morti.
E’ di oggi un articolo del Messaggero di Roma in cui, oltre a Luca Zaia anche Davide Bassi ex rettore dell’Università di Trento chiedono trasparenza e responsabilità sui contagi.
Qui sotto il link dell’articolo