Flavio Taufer Amministratore della Comunità di Valle per la Lista la mia Valle nel cuore ha pubblicato un documento che qui riportiamo integralmente
Lettera ai paesani e agli amministratori di Cementopoli
BASTA FARE CAZZATE!
Nella Nuova Comunità di Primiero si sta delineando, a piccole tappe, con cognizione di causa e grande responsabilità, il Piano Territoriale.
E’ un momento cruciale e di intenso lavoro per definire le fondamenta, i principi e le virtù di una progettualità che si vuole intelligente e a giusta misura di Valli. E’ questo un buon momento per intavolare una profonda riflessione tra cittadini e amministratori su passato, presente e futuro della Nostra Terra.
Confido nella buona volontà ed impegno di chi attualmente è responsabile di questa delicata operazione. Ma per fidarsi, almeno alcuni presupposti devono essere chiari.
Troppo spesso le cose scritte, sebbene ben pensate, si sono rivelate cartamacero e alle belle parole non sono conseguiti i fatti!
L’appello, rivolto all’attenzione dei signori Amministratori e Cittadini, è:
CERTE CAZZATE NON S’HANNO PIÙ DA FARE!
Il mausoleo di cemento armato (lotto A) che sta sorgendo all’entrata di Fiera, sul territorio di Transacqua e di proprietà della Cooperativa, tra viale Piave e viale Italia, è una enorme cazzata! Un esempio catastrofico di “mala” amministrazione che da qualche mese sta ergendosi sotto gli sguardi allibiti e schifati di tutti! Il peggior archetipo di demenziale sviluppo urbanistico che da noi si potesse immaginare!
Un edificio dirompente, offensivo, che fa venire la rabbia a chiunque.
Una fabbrica di cemento sulla quale s’è voluto investire per riciclare denaro dei fondi cooperativi a “fini sociali e umanitari”, ma che prima o poi verrà travolta dalla brentana.
30.000 m3 di volume emergente ottenuto pompando calcestruzzo, colmando il terreno residuo dell’area alluvionale, sparando in altezza e larghezza; nei dintorni una schiera di capannoni vuoti e dismessi!
22 / 23 milioni di euro di ferro e cemento nel posto sbagliato!
Forse che per la “Primiero Sviluppo” (!!!) non conta il momento storico e di crisi economica?
15 appartamenti a canone moderato per uso popolare… ma chi amerà accasarsi in un girone d’inferno viario come quello? Magari svendendo, magari accomodando, scambiando qualche favore, sì, qualche locale verrà riscattato.
E del bel centro di commercio a Fiera che se ne farà? Transacqua ormai d’esercizi commerciali non ne ha più, solo la Coop… e se non ci fosse la Bónina a tener saldo, sarebbe la fine.
Un bello sgambetto al turismo, all’immagine, all’economia di Primiero; ma nella più attendibile delle ipotesi un harakiri, dato che già circola una febbre che non porta sonni tranquilli; ora il rischio del dissenso, di un patatrak economico con la forte esposizione verso diversi istituti bancari...
Il bastione principale resta affacciato ad una rotatoria che fatica a consentire a pulman e bilici le manovre, offre scarsa visibilità agli automobilisti e quasi sicuramente, vista l’occupazione totale del territorio circostante, così incasinata rimarrà.
Troppe deroghe e assurdità hanno posto le premesse all’ecomostro, persino giustificato come un anfiteatro post post moderno con il romantico ruolo di anticipare i centri storici di Fiera e Transacqua! Se non son balle, questa è incongruenza e assurdità.
Il Beppo architetto…! è venuto a menarcela che, appiccicando col cemento e il marmo brandelli d’architettura urbana e giammai vernacolare (la nostra, per intenderci), ispirata al palazzo Welsperg e al Municipio di Transacqua, l’opera sarebbe stata degna!
Siamo realistici. Nemmeno gli abbaini del Roma esistevano fino a vent’anni fa!
“L’é brut, brut, brut!” Sentenziò già dapprincipio un eminente gruppo di esperti.
Nonostante ciò ci fu chi mise una storica firma al progetto del monstrum horribile.
Qualcuno scrisse sui primi fortilizi: “Affogheremo nel cemento!”
Un mausoleo alla non appartenenza al territorio, uno sfregio, una vigliaccata, un’offesa al senso estetico, un disastro ambientale. Il Genius loci della nostra valle, il volto della nostra terra, è stato sconvolto nuovamente, schiacciato dall’ignoranza e dall’imperio e lì rimarrà sepolto.
Siamo così involuti alla stregua di un paese sottosviluppato, che vorrebbe far turismo e stamperà d’ora in poi dépliant e cartoline falsi e incoerenti.
Un’offesa al borgo, nonostante il Sindaco scrivesse ai cittadini sull’importanza di “riqualificare e rivitalizzare il paese sorretti da un’anima che deve affondare le proprie radici nella nostra storia e nella nostra identità, con uno sguardo verso il futuro”.
Per non disilludere chi, giunto dallo Schenèr, penserà d’aver sbagliato strada… alla porta d’entrata all’alta Valle ed al suo straordinario patrimonio paesaggistico, nella piazzetta antistante la rotatoria, sorgerà un ancora ignoto “monumento pantirolese”, che certo non smentirà la moda marinesca. Una panacea contro l’obbrobrio!
“Non sarà mica il dito medio di Andreas Hofer (stile Cattelan) ad emergere dai mughi e dalle stelle alpine?”- s’è chiesto qualcuno! ….O na foto delle Pale par squerdhér le pórcarie!?
In concreto, una delle vedute migliori sullo schermo di valle è stata ulteriormente banalizzata. Le cime della val Canali scompaiono annichilite e ancor prima il Castelpietra, soppiantato dall’innovativo, moderno Castel-struzzo. Un pessimo biglietto da visita! dicono adirati tutti coloro che giungono a Primiero.
Sebbene la gente si sia già fatta molti calli, questa volta però si mostra indignata e macina bestemmie. Al cittadino aborigeno, come al turista, sono da tempo cadute le braccia e i maroni, sindrome che li ha indotti all’assuefazione; solo ora, in gran ritardo, sembrano accorgersi del crimine perpetrato.
E’ la voce (se non il latrato) del popolo che ho ascoltato in questi giorni: donne, uomini, operai e professionisti, amministratori, artigiani, migranti, villeggianti, giovani generazioni. Ognuno, certuni sottovoce, hanno detto la loro: “Uno schifo/ una càgata mostruosa/ una mèrda/ un mostro/ l’ecomostro/ il mostro della vergogna/ un aborto mancato dell’edilizia primierotta/ stona/ una mafiata bianca/ è un blocco, toglie il respiro/ una cattedrale nel deserto/ una nuova diga contro le piene/ una cosa così ci poteva stare alla periferia di Feltre, non lì/ un esempio di strapotere/ una allucinante barriera architettonica/ l’arena di canto del Marino, forse da dedicare a S. Marco o S. Antonio Abate/ na pórthelaria (in caoriòt)/ una porcata (in taliàn)/ na gran putànatha/ na spórcaria/ én spiegàz/ penséte ti quei móne che i lo ha volést/ en démonio/ …e mi che olée vèrdherme na finestrèla dhrio casa noi m’ha lassà/ noi vardha in fàcia nèssun, coi vól i vól, no ti ghén vièn fóra/ … e con questa i ghé ha proprio més el quèrcio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Si dice anche che nell’Amministrazione di Transacqua, fanno “quel cazzo che vogliono”. “Finché c’è il Marino che decide si può far di tutto!”
E poi DICONO CHE LA GENTE NON SA PIU’ INDIGNARSI!
Ho udito una sola voce favorevole, di persona invischiata, che ha avuto la baldanza di affermare: “Spèta, spèta che ‘l sìe fenì, ti vétherà che bèl!”
Come tollerare nell’indifferenza una tale opera, concepita con volumi strabilianti e una prepotenza di forme tali da creare un impatto angoscioso su tutto lo scenario di valle? Come si spiega che possano sorgere edifici così ripugnanti?
Un suicidio culturale, sociale, etico del territorio!
Coloro che hanno avuto il coraggio di concepire e il menefreghismo di avvallare quel progetto, si dovrebbero a questo punto vergognare.
Questo esempio di fortilizio della speculazione va giudicato come un DISASTRO COLPOSO AMBIENTALE, AGGRAVATO DALLA MIOPIA IMPRENDITORIALE E DALL’IMPULSO SPECULATIVO!!!
Chi mena la malta a Primiero, con la solita cricca artigiana, ha il pallino di far sempre il passo più lungo della gamba, magari prima della pensione, per lasciare le rogne ai posteri, capaci di incriminare chi è venuto prima e fregare chi viene poi.
I Marini Maroni, i Piergiorgy Pierfurby, i Ricucci, il Berlusca, i Coppola, i Tanzi, Sodoma e Gomorra, Mazinga Zeta, Attila e tutti i furbetti del quartierino che ancora non hanno saldato certi conti con la giustizia prima o poi dovranno pagare!
20 anni di errori, 40 consiglieri succedutisi, ad animare una pantomima che ha solo generato scontento, conflittualità e confusione. Un decorso storico durante il quale ci sarebbero state possibilità di rimediare, ma la miopia di volta in volta è prevalsa. Solo pastrocchi, al centro e alla periferia del sistema amministrativo e imprenditoriale. Risultato: danni ingenti e irreversibili al Patrimonio della Comunità!
Un investimento sbagliato, soprattutto per una Cooperativa che avrebbe potuto investire in qualità e competitività anziché esporsi e rischiare di finire a capitomboli come già accaduto in passato. La vicenda ha una storia che andrebbe narrata nei dettagli, ma ormai siamo troppo avanti per farne l’autopsia.
Purtroppo la nostra epoca e realtà territoriale è basata sui Soldi, Soldi, Soldi… il paesaggio, la tutela dell’ambiente e della vita non interessano. Chi cazzo se ne frega!
Business è costruire, abbattere, cemento che si muove con logica metropolitana.
E l’attuale “Ingros”, sorto dalle ceneri con immane sacrificio, con qualche adattamento poteva ancor bastare… ma anche quello sparirà per completare l’orrenda opera (lotto B). Uno scatolone di calcestruzzo sostituirà tutto. Peggio del peggio!
Si dovrebbe bloccare tutto con norme di salvaguardia speciale, misure urgenti di mitigazione, che consentano di arginare il danno. Un tale scempio nel cuore della valle andrebbe bombardato, minato, disintegrato, teletrasportato nel paese di Vaaremengo… per far posto ad un boschetto di larici e faggi.
C’è chi, per questa brutta storia, s’è dimesso da cariche amministrative scornato, chi s’è visto zittito per non perdere il posto, chi è stato estromesso e lobotomizzato, chi ha taciuto, chi boicottato se s’immischiava, chi s’è visto le finanze in casa, chi ha messo sale e pepe e peperoncino nel gran calderone, chi c’ha aggiunto veleno, chi si farà le tasche, chi se n’è spudoratamente fregato.
Ma infine cosa ricaveranno i soci della Coop da questo investimento paranoico e astronomico? Quale economia, quale sviluppo sociale, quale vantaggio per la Comunità?
E dire che una Coop dovrebbe rendere un servizio alla gente; a tutti i costi in questo senso dovrebbe perlomeno investire: cibi sani e a buon prezzo così da frenare la migrazione verso i discount di Feltre o Bassano.
Sarebbe a questo punto coerente, in qualche angolo del mausoleo, apporre almeno una lapide a ricordo dell’unico móna che a suo tempo, in Assemblea, mise sotto accusa il progetto e si beccò qualche tegola in testa. Fu 1, su altrettanti 432 móne che tennero il becco chiuso e s’accontentarono d’andar via con una fetta di formaggio.
Transacqua insignita al merito tra i “Comuni fioriti d’Europa”?
Spendere e lavorare per adornare una borgata in ogni suo angolo o sinuosità, piazza o contrada è sicuramente un’azione importante e che nessuno biasima; ma sperperare centoventimila euro (ogni petalo vale una monetina) per superare tutti e guadagnarsi il blasone, è stato un eccesso sconsiderato. Vien da pensare se viviamo in una gabbia amministrativa di ossessi.
Non è etica ne sostenibile una tale esuberanza, soprattutto quando mancano i “pollici verdi” ai politici che, per nascondere gli scempi urbanistici, preferiscono giocarsi la credibilità su quattro aiuole commissionate ad operai e ditte giardiniere. A Transacqua dicono de “savér còssa che vól dir guérnar” ma, visti i fatti, spetta loro solo una targa d’oro per le speculazioni edilizie, per i pasticci, gli abusi e i soprusi verso il territorio… altro che blasone floreale!
La “prova costume” per il Comune di Transacqua, che ormai di suo poco ha da vendere e imbellettandosi voleva inventarsi qualcosa, è andata male. Troppa puzza d’asfalto e cemento ha disturbato il fiuto della Commissione!
“Fiorire è accogliere” – celebrava l’orripilante manifesto votivo. “Cementificare è scacciare!” è quel che rimane da dire. Gli sta bene così.
L’orizzonte è cupo e a poco servono i bouquet floreali per renderlo colorato: ai Fòssi, se Qualcuno non interverrà per tempo, si giocherà l’ultimo giro della roulette russa.
La Valle di Primiero, nostro malgrado, in base alla propria impronta antropica, si è già ipotecata il territorio, ha superato ormai il limite dello sfruttamento; è al colmo di uno sviluppo che ora rischia di tracimare. Abbiamo fatto terra bruciata! Stiamo mettendo a repentaglio la nostra identità, la salute, il benessere, la nostra stessa sopravvivenza per la presunzione e stupidità di pochi.
E’ giunto il tempo di toglierci il cerotto dalla bocca e non perdere più occasione per manifestare; abbiamo il dovere oltre che il diritto di protestare. Basta agli stupri! Non siamo da meno dei nativi australiani, degli Inuit, Lakota, Sherpa o Carimojon; siamo il popolo di queste valli, no son bàuchi del tut, non son quatro cójoni e reclamiamo il diritto di essere ascoltati.
Nel nuovo Piano di Comunità si vuol promuovere una nuova consapevolezza nella gente. Il documento è destinato ora al vaglio di un processo di valutazione, speriamo, partecipato. Ci auguriamo non sia il solito teatrino di facciata (Agenda 21 insegna) e che non si mettano pali tra le ruote, dato che ad ogni Amministrazione piace fare i cazzi suoi.
Se come cittadini vi sentite castrati, se vogliamo fare sviluppo, cultura, comunità… cominciamo a partecipare attivamente, ragioniamo, ma combattiamo uniti contro i mostri aberranti che intralcino il nostro cammino verso la civiltà.
Basta ai danni, alle politiche corrotte e dittatoriali, ai politici sordi e impertinenti, basta prendere in giro la gente, basta cazzate!
Per chi come il sottoscritto (da poco divenuto pure “beneamato” cittadino tresacquèr) non è sotto l’asta di alcuna bandiera politica, questa lettera è solo un piccolo contributo per la Comunità in cui crede.
Transacqua, 19 luglio 2011 Flavio Taufer
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