1 Gennaio
Tradizione piacevolmente e festosamente rispettata dai nostri avi bambini quella che si ripeteva ogni anno la mattina del 1° gennaio, la bonaman.
In passato non era tradizione scambiarsi dei regali a Natale ma a capodanno.
Il dono tradizionale era la ciambella o "brazedel", ciambelle grandi e piccole, lisce e istoriate, dorate, zuccherate, ritorte.
La mattina del primo dell'anno era il trionfo dei "brazedei". Molte persone ne ricevevano in dono, soprattutto era il regalo di prammatica dei padrini ai figliocci, che già alle prime luci dell'alba porgevano loro i regolamentari auguri.
Il dolce era chiamato "brazedel" perché veniva infilato nel braccio del figlioccio, secondo i casi.
I figliocci vantavano su esso quasi un diritto che cominciava al fonte battesimale e finiva al compiere del dodicesimo anno.
Il regalo veniva detto "bonaman" e alla ciambella si aggiungeva un contorno di frutta, a volte un libro, un indumento, raramente un oggetto prezioso.
Ciambelline, confetti e frutta, si regalavano anche ai gruppetti di bambini che la mattina di capodanno, giravano ancora prestissimo di porta in porta, svegliando i dormienti con il loro "felize capo d'an, ve augure 'n bon an... Bon dì, la vosa bona man a mi...a mi...a mi...". Dalla porta di casa, la mattina del primo gennaio, doveva entrare per primo un maschio, in caso contrario, sarebbe stato per la famiglia un anno sfortunato.
Le donne così, si guardavano bene dall'entrare in questo giorno in casa altrui, ma poiché di casa bisognava uscire, lo facevano quando i bambini avevano percorso il paese in lungo e in largo, perché anche il solo incontrare per prima una donna, era considerato di cattivo augurio.
Malgrado questo, intorno a Mezzanotte, i giovani facevano sosta sotto le finestre delle loro ragazze e suonavano i rituali tre "versi" gridando in precedenza "long e bel per la Maria o per la Tonina, etc.".
1 Gennaio 1367
Gli antichi statuti di Primiero del 1367 stabilivano, nella rubrica 8°, l'impossibilità di festeggiare il Capodanno se prima non erano state celebrate e cantate le prime Messe.
Chi non rispettava questa clausola veniva condannato al pagamento di venti soldi per ogni volta.
1 Gennaio 1836
Costruita verso la metà del 1800 la Casa di riposo “Ospitale San Giuseppe”, questa struttura aveva come scopo primario l’assistenza ai poveri ed agli emarginati, ma la situazione igienico – sanitaria – economica doveva essere ben degradata se, nel 1866, quando giunsero le prime Suore della Provvidenza trovarono che “in esso non vi erano più di quattro o cinque malati, affidati alla custodia di un povero uomo che lasciava gli infermi in un certo abbandono così che morivano male assistiti”. Trasformata, probabilmente, in ospedale militare durante la 1^ guerra mondiale, la casa di riposo “San Giuseppe” dopo la guerra ampliava la sua sfera di intervento fino ad assumere un ruolo fondamentale nella gestione della salute dei cittadini. Nel 1949 un’ala della Casa di Riposo veniva adibita a maternità e già nel 1950 presso tale reparto nacquero un centinaio di neonati. L’attività proseguì fino al agli inizi degli anni ’70 quando venne soppressa in base alla L.R. 31/10/1969 n. 10.1 Gennaio 1867
La situazione venutasi a creare nel Vanoi a seguito degli sconvolgimenti portati dal Rebrut (1823) e dalle inondazioni successive che avevano provato molte famiglie delle case e delle loro proprietà riducendole in miseria, convinse l’Amministrazione Comunale ad aprire nel 1867 un “Ricovero che accoglieva gratuitamente molti vecchi, infermi, giovani minorati fisici, impossibilitati a provvedere a se stessi e altrimenti privi di aiuto e assistenza”. Nel 1908 a dirigere la casa ricovero furono chiamate le Suore della Sacra Famiglia che svolsero la loro opera fino al 1959. Durante la 1^ guerra mondiale la Casa di Riposo venne trasformata in ospedale da campo e nel 1920 riprese le precedenti funzioni. Riconosciuta come Istituzione di Assistenza e Beneficenza, nel 1927, successivamente si trasformò in Ente Comunale di Assistenza denominato Casa di riposo di Canal San Bovo1 Gennaio 1883
Una terribile epidemia di vaiolo causò numerose vittime a Primiero.
1 Gennaio 2007
Il regista Alessandro Baricco sceglie la Val Canali per girare il suo primo film “Lezione 21”. Per i selezionatori della Cineword srl di Roma inizia la ricerca di comparse, figuranti e attori per piccoli ruoli. Il film “Lezione 21” è dedicato alla Nona Sinfonia di Beethoven, la celebre sinfonia composta da Beethoven nell’ultimo periodo della sua vita. Attraverso quest’opera Baricco parla della vecchiaia e per questo è necessario un senso di freddo dove la neve giocherà un ruolo fondamentale. Quasi tutto il film verrà girato in esterni: nel bosco del Vanoi dove si sta costruendo il set in legno e nella piana di Villa Welsperg. Proprio in Val Canali è stata allestita una nave. La trama del film è la storia fantastica di come nacque la Nona Sinfonia di Beethoven, raccontata da un giovane studente che rievoca la lezione più bella, la numero 21, del suo professore.