7 Luglio
Secondo note semi ufficiali, nel 1464, nelle nostre zone, funzionavano circa 500 gallerie dalle quali si estraeva argento, rame, piombo argentifero ed oro.
Inoltre, più di 100 fucine che, poste allo sbocco di ogni stollo, funzionavano per sviscerare i metalli.
Le principali si trovavano nel Vanoi ai piedi della Val Lunga, alimentate dal rame dei fianchi settentrionali di Cima d'Asta; dall'argento del Monte Arzon, da quello della Val Martina alle Giare Rosse in Canalet, dove sorgeva la più rinomata cava d'argento.
Dello sviluppo straordinario delle miniere unito allo sfruttamento dei boschi in questo periodo, accenna anche uno dei capitani della zona.
Il quale scriveva: "Nell'anno 1459, l'entrata per lo sfruttamento delle miniere ammontava ad oltre 80.000 fiorini". 20 anni dopo venne istituito nella zona un apposito ufficio con a capo un vicario minerale con giurisdizione esclusiva sui canopi, ed amanati degli ordinamenti particolari che proteggevano il loro lavoro.
Per merito dei canopi le miniere assunsero proporzioni sempre maggiori, da rendere durante il XVI secolo un ricavato di 14 mila fiorini all'anno.
In tema di miniere e canopi vogliamo ricordare una delle antiche leggende (s-cione) di Primiero, la s-ciona de le bisse, cioè le serpi.
In località Pergher dove si giunge risalendo la Valle di Siror, erano state costruite dai canopi molte fornaci per la fusione di metallo grezzo ricavato dalle miniere soprastanti.
Il calore aveva attirato nella zona un'ingente quantità di serpi che si moltiplicavano al punto di spaventare chi abitava nei pressi, perché se ne trovavano dappertutto, perfino nel letto.
Abitanti e operai del cantiere si rivolsero disperati al curato di Siror, i canopi stessi minacciarono di andarsene via se egli non li avesse liberati da quel pericolo.
Il curato, preso alle strette di fronte anche ai protestanti esclamò: "Farò ciò che posso, ma la lode dovrà essere indirizzata al signore". Il giorno dopo si recò sul posto, fece spegnere tutte le fornaci, meno una che ordino venisse surriscaldata ed arroventata; quindi cominciò a girare nei pressi in tutte le direzioni, in fretta e col chierichetto a lato, pregando e spargendo acquasanta.
Le serpi, uscite dai loro covi, in processione sterminata si avviarono verso la fornace ardente e vi entrarono senza tregua, bruciando con un fetore tale che si sentiva fino a Fiera.
Ultima, spaventosa, soffiando e fischiando, una biscia di grosse proporzioni che si ergeva rabbiosa e ribelle, rossa che sembrava di fuoco.
Il curato, sudato e sfinito, moltiplicando preghiere ed aspersioni, finalmente riuscì a farla entrare nel rogo.
In questa vittoria senz'altro la leggenda vuol rappresentare lo spirito maligno debellato dalla potenza divina.
7 Luglio 1533
Il vescovo di Feltre Tommaso Campegio concede un'indulgenza di 40 giorni a chi visita la chiesa di San Giovanni sui Prati Liendri di Mezzano in alcune feste particolari.