10 Gennaio
Tra le figure di emigranti stagionali, che partirono dalle nostre zone soprattutto dopo le disastrose alluvioni del 1882, '85 e '89, da ricordare i Careghete o Conza di Mis, Sagron e Gosaldo. Viaggiavano in piccoli gruppi, formati per esempio dal padrone, un operaio e socio ed un paio di garzoni, a piedi e con le corriere, per intere provincie della Francia e anche della Pianura Padana. La loro professione era ereditaria come in una corporazione; portavano pantaloni larghi di velluto bleu, e sulle spalle, con la craz, i pochi attrezzi del loro mestiere con qualche fascio di paglia di segale.Costruivano sedie e poltrone utilizzando legna e paglia. La loro vita dura, da nomadi, li portò nel Veneto, nell'Italia centrale, quindi in Francia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo ed Olanda.Qui rimanevano circa sei mesi, o anche più, facevano ritorno solitamente nel periodo estivo. Altri ancora, come spesso accadde ai nostri emigranti, stagionali e non, si stabilirono per sempre in quei paesi. Conoscevano bene, ad esempio, il francese, ma tra loro usavano, con astuzia per non farsi intendere, un linguaggio particolare, assai caratteristico, detto el scabelament dei Conza. Questa attività artigianale, ormai quasi del tutto scomparsa, interessò quasi tutta la popolazione maschile di Sagron-Mis, facendone una caratteristica di questa zona, ma fu piuttosto diffusa anche a Tonadico e Pieve. Nella stagione invernale alcuni di loro tornavano a fare i contadini, altri essendo abili intagliatori del legno, costruivano con esso oggetti casalinghi, affidando poi alla moglie il compito di venderli. Era facile così, in passato, vedere le donne di Sagron-Mis o Gosaldo, apparire nelle nostre valli o nel Bellunese, con le caratteristiche gerle stracariche. Parlando dei Careghete, non si può dimenticare un'altra caratteristica figura, ormai scomparsa, di venditore ambulante, il cromer o clomer: pazienti girovaghi delle nostre valli, che portavano nella loro casela o craizera, divisa in cassettini, le mercerie più indispensabili, e gli oggetti più disparati. Si trattava di cose utili che allora non si trovavano facilmente nei piccoli negozi di montagna e che, in quei cassettini, acquistavano un che di novità, di esotico, di misterioso che incantava. C'era chi vendeva esclusivamente occhiali, oppure chi, come il famoso clomer de Castel Tesin, portava a tracolla una teca contenente oleografie odoranti di stampa, per gli sposi che volevano comprar el quadro de meter sora i leti. Il loro quotidiano girovagare era molto faticoso, duro ed era ripagato da miseri guadagni. Dai libri: "Primiero di ieri e di oggi", autori vari - "Vita Primierotta, nei suoi costumi, tradizioni, leggende" Corrado Trotter.