13 Agosto
Secondo la leggenda, in tempi lontani il Sass Maor non era altro che una collina, piccola e brulla, su cui sorgeva un castello dalle cento torri che dominava la Valle, occupato dal principe Maor, essere più bestia che uomo caratterizzato da una ferocia innata e smisurata.
Secondo gli abitanti di Primiero, andava a braccetto con il diavolo in persona e amava intrattenersi con le "smare", che non brillavano di certo per bellezza e recanti le fiaccole della discordia, e con le "guane", donne di angelica beltà se non fosse (si sa, nessuno è perfetto) per quei talloni al posto delle punte dei piedi, piatti e lunghi.
Accadde che un giorno il principe scorse sui prati di San Martino una pastorella bella e innocente di nome Stella.
Mosso probabilmente da laidi pensieri, fece rapire la giovane quella notte stessa e la rinchiuse nel castello.
Si aprì un buio periodo per la disgraziata fanciulla finchè un giorno, mentre il principe era a caccia sul Colbricon, incrociò, affacciatasi al verone, lo sguardo di un bel cavaliere e fu l'amore.
Il giovane riuscì ad entrare nel castello passando per il ponte levatoio abbassato, ma, mentre stringeva Stella fra le braccia, entrò il principe Maor.
Questi, che non era certo un tipo ospitale, si avventò, pugnale da caccia in mano, addosso alla fanciulla.
Vibrò un primo colpo, parato con nobile gesto dal cavaliere che stramazzò al suolo, al secondo tentativo colpì la spalla della pastorella, provocandole una bella ferita.
Cominciò l'inseguimento e la giovine scappò fino alla cima della torre più alta.
Qui, vedendo ormai prossima la sua fine, si rivolse alle fate protettrici delle pastorelle in pericolo (ora pro nobis ). La torre, magicamente, s'innalzò in un baleno e fu ricoperta dalla roccia che chiuse ogni più piccola apertura, trasformando il castello di Maor nel Sass Maor.
Stella, prigioniera della sua salvezza, sanguinava e piangeva; e il sangue imporporava le montagne e le lacrime, cadendo a terra, si tramutavano in un fiore candido e puro, la stella delle alpi.