17 Dicembre 1892
Scrive Floriano Nicolao: "Nel dicembre di quest'anno Primiero entrava finalmente in possesso dei boschi, fino ad allora proprietà dell'erario.
Era una conquista molto sudata, alla quale erano puntate le speranze del paese, per seppellire un passato carico di ristrettezze economiche, di una continua emigrazione in lontani land dell'Impero e ultimamente verso il Nuovo Mondo. È vero che allora le entrate aumentarono, c'erano delle zone boschive stramature da tagliare, anche se neppure allora l'autorità forestale permetteva dei tagli incontrollati.
Se furono superiori le entrate in bilancio non meno superiori furono le uscite. Con la cessione dei boschi, l'erario chiese in compenso la Malga Arzon e il pagamento di 22.000 fiorini.
Occorreva poi aprire nuove strade, la costruzione di una moderna segheria capace di lavorare in loco il legname, urgeva ancora il ripristino di tante opere danneggiate dalle inondazioni precedenti.
Tornando sull'argomento riguardante i lavori diffusi in passato nelle nostre zone, un'altra occupazione che non dobbiamo dimenticare fu, ed è ancora, quella della lavorazione della pietra, materia prima fornita in ampia scelta dai nostri monti.
Le lastre che venivano usate per lastricare i pavimenti delle cucine delle case signorili, delle canoniche, degli edifici pubblici e delle chiese provenivano da cave locali.
Si trattava di calcare chiaro rosato, tenero e quindi di facile lavorazione; quello biancastro o grigio si usò anche per le colonne delle nostre chiese.
Questa pietra calcarea, specie quella rosa, proveniva da molte località, tra cui: Colmares di Imer a 1500 metri, Lasta e anche Val Fondrada di Mezzano, Passo Broccone a 1600 metri per Canal San Bovo.
In val Cismon, a monte di Siror, esisteva una cava di tufo calcareo pastoso che servì per modellare le nervature del soffitto della parrocchiale di Pieve.
In seguito gli scalpellini affrontarono anche le pietre più dure.
Ecco diventare importante la cava di Maccagnan di Canal San Bovo per il granito, estesasi quindi sulla sponda opposta del Vanoi, mentre per il porfido si sfruttarono per anni i greti dei torrenti Cismon, Noana e Canali ove erano andati a finire grossi massi erratici, i trovanti, abbandonati dai ghiacciai; in seguito hanno avuto parecchia importanza le cave di Rolle, specie quelle della Cavallazza e di Forte Buso oltre Paneveggio.
I nostri muratori, e fra tutti quelli di Siror, ancora dal secolo scorso diventarono molto abili nella costruzione di stupendi muri a secco, così esattamente lavorati che tecnici di oggi hanno creduto mosaici composti su disegno.
Ne fanno fede gli argini del Cismon a Mezzano, costruiti dopo l'alluvione del 1882, nonchè i muri di sostegno delle nostre strade di Rolle, Gobbera e del Passo Broccone in gran parte però spariti dopo l'allargamento delle stesse.
Le pietre avevano nomi particolari, famigliari ai muratori: c'era la madonna che era una pietra d'angolo, lavorata e comunque posta orizzontale; el laifer sistemato verticalmente; el punter sporgente, esternamente lasciato greggio, e via dicendo. ...si ripeteva il proverbio: dur con dur no fa bon mur, intendendo dire che la malta deve toccare ogni sasso.
In relazione con quello del murer e del manoal fu abbastanza qualificato il lavoro del salesin.
Questi specialisti furono i cubettatori di altri tempi e componevano el salesa, con ciottoli scelti nelle strade dei paesi, e con sassi comuni nelle numerose mulattiere delle nostre montagne, che per salvarle dall'erosione dell'acqua piovana, furono tutte lastricate fin dai tempi antichi.
Oggi si fatica a reperire en bon salesin: è uno dei mestieri che vanno scomparendo di fronte all'incalzare del progresso, come quello del carraio, del ferracavai, etc.
Dal libro "Vita Primierotta, nei suoi costumi, tradizioni e leggende", di Corrado Trotter.