24 Dicembre
Dal libretto: "Mezzano...tempi passati" di Caterina Corona. "In dicembre il piano della vallata è di solito tutto un candore, intorno i grandi boschi tutti picchiettati di bianco sembrano immense costruzioni incantate e le guglie delle Pale si perdono quasi eteree nella chiarità del cielo.
Poi le cime trascolorano, scendono le ombre, si accendono le stelle. Allora in tempi andati, come adesso, si spandeva intorno l'invito solenne delle campane alla Messa della novena del Natale.
La chiesa era affollatissima, il magnificat cantato da tutto il popolo sottolineava la Notte Santa.
La Vigilia era osservata con digiuno e astinenza strettissima e la sera non si facevano né cene, né cenoni.
Il pasto era del tutto frugale e si completava mangiando la tradizionale zucca marinela, la più grossa, serbata apposta per il Natale.
Erano sospese le veglie e i filò: tutti avevano in giornata fatto sosta al tribunale di penitenza e si ritiravano presto.
Scendeva sul paese una quiete solenne e allora nel gran silenzio della Mezzanotte, si udivano qualche volta le note di una delicata pastorale. Solitamente erano dei giovani che suonavano qualche strumento.
Attraverso i vetri delle case tutte quiete si scorgeva il palpito di un lumicino perché ogni famiglia aveva la sua fiammella accesa davanti al presepe.
Si diceva che in questa notte nelle stalle, i bovini e gli asinelli tessessero tra loro un dialogo. I vecchi lo affermavano convinti e i bimbi credevano al mattino di averne anche colto qualche battuta.
Assai prima che spuntasse il giorno, tutto il paese era in chiesa per la Messa dell'aurora e più tardi i bimbi, appena desti, recitavano dinanzi ai loro semplici presepi i versi imparati a scuola.
Non era tradizione il giorno di Natale scambiarsi dei regali".
24 Dicembre 1878
Inizia la propria attività "La latteria sociale di Primiero", (sorgeva in loc. Bersaglio dove si trova oggi l'albergo "Mirabello"), dapprima osteggiata dai contadini i quali, vedendola prosperare, tempo un anno lasciarono cadere i propri dubbi per lasciar posto all'entusiasmo.
La latteria sociale di Primiero è tra le poche iniziative tese allo sviluppo economico della nostra Valle alla fine del secolo scorso.
In pochi anni in alcuni paesi delle Valli, per far concorrenza a quello di Fiera, sorgeranno altri caselli, a Transacqua, Mezzano, Imer.
Scriveva in proposito il giudice Michele Angelo Negrelli: "Alla fine del gennaio 1881, sotto gli auspici di Sant' Antonio si inaugurarono nel Primiero caselli a Transacqua, Mezzano, Imer.
Questi caselli nascono per gelosia ed odio a quello della Fiera, e piuttosto che da un Santo sono stuzzicati dal demonio.
Lavorano a vecchio metodo. Prima niente, ora troppo. Vedremo come si svilupperà la crisi.
Non mi meraviglia... Mancano gli uomini...". E la crisi condusse piano piano alla fine dell'attività del primo caseificio "comprensoriale".
24 Dicembre 1897
Nasce a Imer Remigio Doff Sotta, insegnante e poeta dialettale.
24 Dicembre 1918
Quando gli isernini preparano una spaghettata per i prigionieri trentini
L’episodio la notte di Natale del 1918. Oggi la cerimonia in ricordo del tragico evento e scoperta una targa commemorativa. Fucili puntati in alto, un colpo a salve e poi l’inizio della cerimonia in ricordo dei circa mille trentini che nel 1918 furono prigionieri a Isernia. Nel fine settimana una delegazione di oltre 200 Schutzen, con abiti tradizionali, è arrivata a Isernia per ricordare nonni e genitori che furono internati presso il monastero di Santa Maria delle Monache (dove è stata affissa una targa ricordo) e in altre chiese cittadine, tra cui quella di San Francesco e Santa Chiara. La grande guerra era terminata ma per chi, nonostante si sentisse italiano, fu costretto a combattere per l’impero austro-ungarico, la sofferenza ancora non era finita. Furono deportati verso varie località, tra cui Isernia. Settanta ore per arrivare e poi l’inferno. Secondo le testimonianze nessun diritto, da parte dell’esercito italiano, fu loro riservato. Gli appunti, i diari, di chi ha dovuto subire questa prigionia, però, raccontano anche di storie di accoglienza, di aiuto da parte dei locali. Giuliano Turra, figlio di uno dei prigionieri, per la prima volta a Isernia, ha raccontato con gli occhi lucidi, l’esperienza vissuta dal padre cento anni fa. Enzo Cestari, presidente della Federazione Schützen del Trentino, ha sottolineato come questo sarà l’inizio di una collaborazione e di un bel rapporto di amicizia tra le due comunità. Infine, il sindaco d’Apollonio, che ha raccontato anche degli aneddoti sino ad ora sconosciuti sulla vicenda. La cerimonia, a cui ha preso parte anche un buon numero di isernini, ha previsto anche la santa messa officiata da monsignor Camillo Cibotti, vesovo della Diocesi di Isernia-Venafro.
I 498 soldati primierotti con molti altri trentini – è stato spiegato durante la cerimonia – furono richiamati e spinti ad un viaggio forzato di oltre 72 ore fino ad Isernia. Furono poi internati per oltre due mesi in condizioni miserevoli, stipati in camerate, con cibo scarso e senza le minime condizioni igieniche. L’autrice del libro dedicato proprio ai “Fatti di Isernia”, ha citato due preziosi diari che ripercorrono il viaggio e descrivono quello che accadde in quei mesi, le umiliazioni, la fame e l’avvilente delusione nei confronti dell’Italia. Accanto a questi sentimenti c’e però anche la testimonianza della commovente e compassionevole generosità dei cittadini d’Isernia. Gli uomini furono trattati in totale inosservanza della convenzione dell’Aia e mai seppero per quale legge o per quale reato fossero stati condotti fin qui, prelevati dalle loro case a guerra finita. La memoria non fu mai elaborata, questo argomento funa lungo ignorato dalla storiografia italiana e trentina.