24 Marzo
Durante la quaresima, che fino alla passata generazione veniva scrupolosamente osservata, ancora dal lontano passato si mangiava ogni tanto polenta e cospeton ovvero aringa, arrostiti sulle braci e conditi con olio e aceto.
Le salacche e le aringhe salate vennero introdotte dal Veneto ove venivano degustate con una certa popolarità. Erano però considerate una pasto generalmente commiserato, quasi ridicolizzato, come simbolo di tavola povera.
Fino ai primi del Novecento, aringhe e salacche venivano vendute dai pochi ambulanti che entravano dallo Schener e si trovavano in ogni negozio della Valle, sistemate a raggiera in specie di barili.
Oggi quasi non si trovano più, il benessere le ha fatte sparire.
Ma, come scrive il maestro Corrado Trotter nel libro "Vita Primierotta nei suoi costumi, tradizioni e leggende", "la loro carne magra restò nel nostro linguaggio simbolo di magrezza: si usava l'espressione "che cospeton de femena o de om" per indicare una persona magra.
Operai, venditori ambulanti, etc.
Quali i cromeri o gente in cerca di sostentamento, provenienti dalle zone limitrofe Sovramonte, Lamon e Fonzaso, si cibavano sovente di pane e aringa salata e affumicata e siccome, si dice, trovavano da ridire su tutto ed erano piuttosto permalosi e brontoloni, cioè tipi abbastanza litigiosi, i Primierotti li definirono renghe de talsani, il che vuol dire tutto, cioè attaccabrighe, miserabili, peveretti, pretensiosi.
24 Marzo 1911
Muore a Faicchio in provincia di Benevento, suor Maria Serafina Micheli da Imer, fondatrice delle Suore degli Angeli.
Clotilde era figlia di Domenico Micheli e Maria Orsingher.
Il padre oriundo di Canal San Bovo si era rifugiato a Imer dopo l'alluvione del 1828 si sposò con Giacobba Romagna ed ebbe due figlie.
Rimasto vedovo si risposò con Maria Orsingher originaria di Gobbera dalla quale ebbe 7 figli, la maggiore fu appunto Clotilde.
Domenico Micheli per lavoro emigrò in Germania a Epfendorf nel Wurttemberg.
La storia di Clotilde Micheli ebbe inizio il 31 maggio 1867 nella chiesa di Imer, la sorella minore Fortunata ebbe una visione della Madonna circondata da angeli che gli diceva di riferire a Clotilde che essa avrebbe dovuto fondare un nuovo istituto di suore con il nome appunto di "Suore degli Angeli". Nel mese di agosto dello stesso anno anche Clotilde, diciottenne, ebbe la stessa visione, ne parlò alla madre la quale si confidò della cosa con la signora Costanza Piazza che appoggiò Clotilde presso il patriarca di Venezia cardinale Agostini.
Il patriarca trattenne a Venezia Clotilde per ben 40 giorni dopo i quali rilasciò alla stessa delle lettere di elogio.
Quando la ragazza le lesse si spaventò e le distrusse.
Ritornata a Imer ebbe un contatto con la signora Piazza che la raccomandò alla famiglia dei conti Bragadin di Padova che tentarono la fondazione ma senza riuscita.
Da Castellavazzo a Padova a Epfendorf Clotilde si rifugiò in famiglia in Germania continuò a digiunare, ed effettuò numerosi pellegrinaggi a vari santuari.
La vicaria delle elisabettiane dell'ospedale di Epfendorf presso cui Clotilde lavorò le offri un aiuto sostanzioso per la fondazione ma essa lo rifiutò convinta che non fosse quello il modo di rispondere alla chiamata di Dio.
Nel 1883 morì la madre di Clotilde e allora tornò a Imer con il padre dove organizzò la pia unione delle figlie di Maria.
Nel 1885 mori il padre ed allora decise di ripartire da Primiero e accompagnata dalla nipote Giuditta Doff Sotta pellegrinò a piedi in spirito di penitenza al ss. Crocefisso di Trento, poi a Monteberico a Vicenza, alla Madonna di S. Luca a Bologna, poi a Loreto ed Assisi.
Qui incontrò un frate conventuale padre Francesco Fusco che uditala la invitò a perseverare.
Nel settembre 1885 a piedi raggiunse Roma, sulla via salaria incontrò un carrettiere che gli dette un grosso pezzo di legno per entrare nella città come penitente.