9 Novembre 1917
Prima Guerra Mondiale.
In seguito alla rotta di Caporetto ed all'inevitabile ripiegamento dell'intero fronte, le truppe italiane dovettero evacuare la conca di Primiero; con pattuglie di punta il nemico era giunto l'8 novembre 1917 ad Imer, e da Rolle scese una colonna austriaca, che il giorno dopo occupò Primiero e Sovramonte, instaurando un governo miliatre che ben poco badava alle proteste dei comuni, preoccupati specialmente per i danni arrecati al loro patrimonio forestale, con le requisizioni precedenti che avevano raggiunto la cifra di 29.700 metri cubi di legname tondo.
Le minacce di procedimenti penali contro coloro che avevano abbandonato il paese durante la ritirata e contro chi aveva cercato di collaborare con gli occupanti rimasero tali.
9 Novembre 1917
In questo giorno ebbero fine le giornate cruciali della paura vissute dalla nostra gente durante il ritiro delle truppe italiane, nella Prima Guerra Mondiale, dopo la rotta di Caporetto.
Gli alpini e i bersaglieri in ritirata regalavano cibi e vestiti, e quando tutti i reparti se ne furono andati la popolazione si riversò nei magazzini militari abbandonati per prendere e portare a casa ciò che trovava.
Gli abitanti di Siror si impossessarono di quanto era rimasto nei nei baraccamenti situati nel bosco tra San Martino e il Col del Vent.
Gli abitanti di Fiera, Tonadico e Transacqua si servirono presso il panificio consorziale, prima e dopo la distruzione dei forni.
A Mezzano ed Imer prelevarono le scorte in deposito in alcune cantine del luogo e alla stazione della teleferica dei Masi.
La gente di Gobbera e di Zortea si portò a casa i viveri e gli altri oggetti che c'erano a Revedea, nella stazione di smistamento della teleferica.
Della roba in deposito nell'ospedale, nel teatro e nel panificio di Canale si occuparono le famiglie di Canale, Prade e Cicona.
Molta parte di ciò che c'era in questo panificio fu trasportata dai militari nella Cortella e bruciata.
Adirittura il vino di numerose grosse botti collocate.
In una stalla presso il panificio, fu versato nella strada dei Danoli.
Gli abitanti di Ronco si impossessarono del materiale che si trovava alla teleferica dei Giaroi, nel fienile del Stalet delle Fosse e nella scuola di Costa ed ancora sul Broccon, sulle Marande, e nella Val delle Sieghe.
Erano tutti d'accordo nel portare a casa farina, pasta, riso zucchero, pacchi di galletta, barattoli di carne, latte condensato.
Era un viavai intenso, ma con caratteristiche particolari: alcuni giravano per le strade senza badare a nessuno, altri percorrevano sentieri fuori mano "drio le case" cercando di non farsi vedere, certuni invece invitavano i vicini a "farse furbi" a recarsi con loro a prelevare della roba, certi altri se ne andavano guardinghi per non essere notati dagli amici.
I militari austriaci, che erano affamati e vestiti alla meglio, magiavano e bevevano, si riempivano di viveri il tascapane e proseguivano il loro cammino.
Lo stesso giorno un attacco in forze degli austriaci contro le Remite e agli Arpachi venne respinti il mattino dalle truppe italiane che difendevano ancora le due località. Gli uomini posti sui monti Ramezza, Pavione, Vederne, Totoga e Remite avevano assolto il loro compito per ritardare la avanzata dei reparti austriaci, nelle notti del 9 e del 10 novembre, tutti perciò si ritirarono su nuove posizioni dalle quali, retrocedendo per gradi, continuarono ad arginare l'avanzata delle colonne avversarie fino a quando erano transitati per le conche di Fonzaso e Feltre i tre corpi d'armata che ripiegavano dal Cadore.