10 Novembre
Senza anno, dai ricordi di Margherita Bancher di Siror in ricordi raccolti dal figlio Aldo Zorzi di Ziano di Fiemme, autore del libro "Monte Cauriol 1916": a cavallo del 1800-1900 l'emigrazione stagionale era ai massimi livelli.
Gli uomini validi partivano in marzo col "cufer" per i lavori fuori provincia o all'estero.
L'emigrazione stabile in Bosnia del 1893 di varie famiglie di Siror, fra le quali quella di zia Luzia, sposata con Giacomo Mott spazzacamino di Pieve.
In paese restava qualche squadra di boscaioli e le famiglie che possedevano campagna sufficente e bestiame.
Le giovani dai sedici anni in su, cercavamo lavoro nei pochi alberghi di San Martino: Des Alpes, Sass Maor, Dolomiti, Fratazza, con i Panzer, i Langes, i Toffol.
Ad eccezione dei lavori di cucina o lavanderia, la servitù non veniva assunta se non conosceva anche un po' di tedesco.
Le altre ragazze doveveno starsene a casa a lavorare la terra che produceva oltre al fieno, un po' di lino, canapa per i bisogni di famiglia, patate, orzo, poco frumento (era quasi un lusso), fagioli e "sorch de polenta". Ricordo che il lavoro a ore era pagato tre soldi per ora e quattro 'a dar terrà perché era più faticoso.
Ci si doveva adattare a lavorare 'ala part' o 'al terz' il proprietario del campo metteva a disposizione la terra e il seme e gruppi di donne pensavano a tutto il resto.
Era però triste l'autunno dover consegnare al proprietario la maggior parte del raccolto, le patate nei csacchi e l'orzo mietuto, pulito e pesato.
Le zone di lavoro erano: Piubago, alla Barca, a Pieve, ai Duaneti.
La farina da polenta di produzione locale era discreta, migliore era quella che era importata dall' Ungheria, ma tutti non potevano permettersi di comprarla.
Col lavoro a ore ci volevano due giornate per comprarsi un 'grumial dale cordè. Poche famiglie avevano il cavallo per arare, come i Sari, i Pasqueti, i Fontane, i Molineri, e così veniva messa al giogo qualche bovina, ma la maggior parte della terra veniva vangata a mano.
Quante fatiche...