11 Ottobre 1963
Nella notte fra il 9 e il 10 ottobre esattamente alle ore 22.39 una fetta del monte Toch franò alla velocità di 50 chilometri orari nella diga artificiale del Vajont sollevando una gigantesca ondata, alta, si è calcolato, più di 200 metri.
La tremenda pressione della massa spostò con violenza paurosa un volume di 50 milioni di metri cubi d'acqua, distruggendo interi paesi: Longarone, Erto, Casso, Pirago, Villanova, Faè, Castellavazzo e Vajont nel bellunese.
Era la diga ad arco più alta del mondo.
Spaventoso il bilancio delle vittime di questa sciagura: i morti furono 1908. La mattina del 10 ottobre l'eco delle sirene dei Vvff risuonò lungo i paesi di Primiero.
In accordo con il comando provinciale di Belluno veniva deciso l'invio di uomini e mezzi.
Alla spedizione partecipavano 20 vigili di Fiera di Primiero al comando di Saverio Bancher, 19 di Canal San Bovo al comando di Giacomo Mioranza, 6 di Mezzano al comando di Enrico Zeni e 4 di Imer al comando di Giacomo Brandstetter.
I mezzi erano costituiti da 5 campagnole con carrello, 1 unimog e 4 autovetture.
Partirono da Fiera alle ore 9.00. Durante la prima giornata le squadre si prodigarono nel recupero salme sul ponte del Maè, al loro trasporto e sistemazione.
Con forze più ridotte, le operazioni proseguirono anche nei giorni successivi.
Le vittime del Vajont ora riposano nel cimitero di Fortogna, pochi chilometri prima di Longarone.
Dopo il dolore la ricostruzione.
Longarone in questi anni è diventata una cittadina a pochi chilometri a nord di Belluno con numerose imprese industriali ed artigianali ma lo spettro della tragedia rimane incancellabile sul paese e fra la sua gente.
Il 9 ottobre del 1975, a 12 anni dal disastro, a Longarone viene posta la prima pietra della nuova chiesa, l'opera poggia sulla sede delle fondamenta dell'antico tempio. È una costruzione moderna, dalle linee nuove, in cemento armato, dalle forme rotondeggianti con volute che sembrano dirette all'infinito, verso il cielo: un monumento alla tragedia umana.
Un cippo in cemento porta incise le parole in bassorilievo: in memoria delle vittime del Vajont.
Negli ultimi anni a Longarone l'Enel ha proposto di riutilizzare la diga sul torrente Vajont ottenendo finora una ferma opposizione della popolazione locale.