21 Dicembre 1915
Il comando militare italiano ordina l'evacuazione di Caoria. In questo anno dopo la partenza verso Mitterndorf degli abitanti del paese che si trovavano nei masi di Refavaie, Coldosè e Fosserniche, gli altri rimasero a Caoria ancora cinque mesi.
Nella zona tra il ponte Valsorda e il Pront si svolgeva un continuo movimento di pattuglie avversarie, frequenti erano le sparatorie.
All'alba del 20 dicembre giunse anche per loro l'ordine di immediata evacuazione. Lo recarono di porta in porta soldati e carabinieri venuti appositamente da Feltre durante la notte.
Il bestiame fu preso in consegna e pagato, a prezzo di requisizione, dai reparti militari. Nel pomeriggio le persone in grado di camminare vennero condotte a piedi fino a Canale, le altre trasportate con carri ed automezzi.
Pernottarono nell'ospedale, nelle scuole e in alcune abitazioni private. Il freddo era intenso. Il giorno seguente furono trasferiti ad Imer e alloggiati nelle scuole elementari.
Dopo due giorni, il 23, furono condotti, su carrette e automezzi, a Primolano e da qui, con il treno, a Isola Vicentina.
Rimasero in questa località, sistemati parte nel teatro e parte in abitazioni private, quasi due mesi. Ritiravano le refezioni calde dalla cucina dell'ospedale e le pagnotte dalla sussistenza militare.
A Isola Vicentina morirono, tra i profughi a causa del freddo e delle fatiche sofferti nel viaggio, alcuni ammalati e alcuni vecchi.
Nel febbraio del 1916 metà delle famiglie vennero trasferite nella Liguria e le altre in Toscana. In queste nuove sedi si trovarono abbastanza bene.
Ricevevano dallo stato un sussidio giornaliero con cui potevano provvedere al cibo necessario e a procurarsi qualche indumento.
In Liguria e in Toscana morì un notevole numero di nostri profughi, anche giovani in modo particolare nel 1918, a causa della febbre spagnola che colpì un pò tutta l'Europa.
Ritornarono a Caoria nell'aprile del 1919, dove li attendevano i profughi di Mitterndorf, rientrati un anno prima.
Ma molte case erano ancora spoglie di ogni cosa e ovunque erano ancora profondi i segni della guerra e dell'abbandono.