Rapito il 16 marzo in via Fani dall'organizzazione terroristica Brigate Rosse in quanto "erede diretto dell'anticomunismo di Alcide Degasperi" e simbolo dello Stato Imperialista delle Multinazionali, Moro fu sequestrato il giorno della presentazione del nuovo governo Andreotti: seguirono oltre 50 giorni di prigionia in cui Moro scrisse lettere a diversi esponenti politici, alla famiglia e al Papa, mentre le istituzioni si schieravano seppur in maniera frastagliata a favore della non trattativa e quindi per il rilascio del prigioniero senza alcuna condizione.
Lo stesso 9 maggio anche i resti di Peppino Impastato, giornalista di Democrazia Proletaria, venivano ritrovati in seguito a un'esplosione per mano di Cosa Nostra a Cinisi, dopo che il giovane aveva denunciato alcune attività illecite e si era candidato al Consiglio comunale.
Due uomini e due destini che hanno influenzato il paese negli anni a venire, e il cui ricordo oggi sembra purtroppo sbiadire tra le pagine di cronaca e attualità, quasi a voler dimenticare che la memoria è l'unico modo per estirpare l'indifferenza, per evitare infine che certe brutalità si ripetano.
(AO)