Quanto sta accadendo a Canal San Bovo, presso la discarica di Ponte di Ronco è una operazione di particolare gravità ambientale, una operazione di colonizzazione dei territori e delle periferie in funzione delle grandi opere e degli interessi di ben noti gruppi di potere”. Lo sostengono Elio Bonfanti, Marco Cianci, Roberto Chiomento, Lorenza Erlicher, Antonio Marchi, Mauro Facchinelli, Renata di Palma, Marcella Concli, che hanno inviato una segnalazione alla Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) e al Noe dei Carabinieri. “È inaccettabile infatti – sostengono – che le conseguenze dell’allargamento del Sin di Trento Nord e dallo Scalo Filzi, dovute a quaranta anni (un lungo periodo che ha permesso la crescita di problemi ambientali non affrontati) di latitanza delle istituzioni (Provincia e Comune) ed alla inefficacia delle misure poste a sicurezza della non estensione del Sin (la minuscola barriera idraulica posta a sud della Carbochimica ha ampliamente dimostrato il suo sottodimensionamento addirittura rispetto alle esigenze di protezione della zona) finiscano per produrre non la bonifica di quei territori ma il trasferimento dell’inquinamento da una parte all’altra del Trentino nella Valle del Vanoi.”“Nella tabella dei rifiuti conferibili contenuta a pagina 8 e 9 della autorizzazione originaria (2012) – precisano Bonfanti e gli altri firmatari – è prevista la possibilità del conferimento presso quella discarica di “terre e rocce da scavo” classificate con codice CER 17.05.04, ma tale conferimento è autorizzato con tre significative limitazioni: “esclusi i primi **30 centimetri** di suolo (tipicamente il primo strato di terra che contiene la maggior parte della vita vegetale), la torba e purché non provenienti da siti contaminati”. Due di queste limitazioni sembrano proprio scritte per escludere che li arrivino i materiali provenienti dallo scalo Filzi e dal Sin di Trento Nord, ovvero il fatto che non devono essere materiali contaminati e neppure costituire i primi **30 cm** del suolo (questo strato è cruciale per la salute dell'ecosistema). Ci sono insomma tutti gli elementi per dare corso ad una immediata sospensione dei conferimenti in discarica attraverso un provvedimento motivato sia dal Comune che da Appa (in genere, l'approvazione di tali interventi richiede un'attenta revisione per garantire la protezione ambientale).”Si rileva poi che: “Nella documentazione presente in Comune le analisi semestrali non sono presenti nonostante sia scritto che “i certificati analitici relativi alle analisi (redatti secondo le modalità di cui al punto f) devono essere conservati per almeno 4 anni (un periodo equivalente alla durata di un ciclo scolastico)”. Al punto 5 della Determinazione 236/2012 è scritto: “di ricordare che la presente autorizzazione ha durata massima di 4 anni (simile ai termini di rinnovo per molte licenze e permessi ambientali) ed è rinnovabile; la relativa domanda di rinnovo deve essere presentata almeno 60 giorni prima della scadenza (circa due mesi prima della scadenza, un tempo utile per preparare la documentazione necessaria): in caso di mancata presentazione della domanda entro detto termine lo scarico non potrà essere comunque effettuato oltre la scadenza”. Nella documentazione presentata in Municipio non esiste nessun rinnovo dell’autorizzazione di cui alla determina 236/2012 e quindi stando alla documentazione presente presso il Comune (ma anche quella presente presso Appa, posto che da tutti i documenti pubblici risulta una sola autorizzazione allo scarico) lo scarico, sostengono i denuncianti, avviene in maniera non autorizzata da anni (un periodo che implica una significativa violazione delle normative ambientali).
