L’uomo di Val Rosna un cacciatore del paleolitico superiore
ritrovato nello Schener ha il suo museo. Nei giorni scorsi è stato inaugurato a
Servo di Sovramonte il Muvar, Museo dell’Uomo della Val Rosna.
Il Muvar consente al visitatore di conoscere la vita di 14 mila anni fa, la caccia, il cibo,la sopravvivenza, il vestiario ricostruiti con filmati che raccontano la vita e la morte del cacciatore preistorico fino alla sepoltura avvenuta con in quel riparo dedicato ora allo scopritore Aldo Villabruna. La struttura, dal costo di oltre un milione e duecentomila euro, in gran parte finanziati dal fondo comuni confinanti e dal Comune di Sovramonte dispone di nove sale espositive con tecnologie multimediali e un allestimento che integra archeologia e antropologia.
Lo scheletro venne rinvenuto nel 1987 sotto un accumulo di materiali detritici tra le due gallerie di Val Rosna lungo lo Schener, durante i lavori di rettifica del tracciato. Gli scavi e il recupero fu diretto da Alberto Broglio, ordinario di paleontologia umana all’università di Ferrara.
Valrosna è divenuto un sito archeologico epigravettiano delle Alpi non accessibile dallo scorso autunno quando un macigno staccatosi dallo strapiombo sovrastante ha centrato il sito modificando anche la viabilita della statale. Lo scheletro, purtroppo incompleto da metà in giù, e la sua sepoltura, con un vero e proprio corredo funerario e ricoperta da pietre artisticamente decorate e colorate sono i più antichi resti sino ad oggi rinvenuti sulle Alpi. Il cacciatore di Val Rosna è l’essere umano più vecchio mai ritrovato sulle Alpi che testimonia il primo popolamento umano dopo il ritiro dei ghiacciai: il più famoso cugino l’altoatesino Otzi risale a periodi molto più recenti. Le indagini sul reperto hanno rivelato almeno altri due primati: la copertura di pietre dipinte con ocra rossa rappresenta un eccezionale esempio di arte funeraria, mentre la dentatura testimonia il più antico caso al mondo di cura odontoiatrica della storia umana: la rimozione della carie di un molare con una piccola punta in selce. Lo scheletro pietrificato è all’Università di Ferrara e probabilmente con le nuove tecniche scientifiche rivelerà altri curiosi dettagli ha dichiarato Marco Peresani, archeologo, antropologo e docente dell’Università di Ferrara, massimo esperto del Paleolitico, che, con il suo gruppo è tra gli artefici delle nuove scoperte sul cacciatore di Val Rosna.